America2020: Sondaggi e immagini. Due mondi e una vittoria

America2020: Sondaggi e immagini. Due mondi e una vittoria

America2020 Sondaggi immagini due mondi una vittoriaAGI – La folla. L’entusiasmo. “We love you”.  Il tuono. L’onda rossa. “Four more years”. Se c’è un tratto, un segno, un paradosso nella campagna elettorale della mascherina e del distanziamento, è la massa. E non c’è solo quella straripante di Trump. Perché è vero che Joe Biden ha fatto una campagna in assoluta assenza, quasi in incognito, certamente per pochi intimi ma (forse) dalla sua parte avrà un fiume di persone che hanno votato in anticipo. Perché nella corsa della non presenza c’è un’immanenza (il record assoluto di “early voting”) e una trascendenza (il collegio elettorale). L’eterno conflitto della democrazia in America, il voto popolare e il numero magico, 270, il numero dei grandi elettori che apre la porta del sesamo di Pennsylvania Avenue, numero 1600, la Casa Bianca.

Biden ha scelto di fare una campagna da solo: esibisce la patente della responsabilità. Trump la fa radunando il suo esercito di “miserabili”. Se trionfa Joe siamo di fronte al primo candidato vincente-assente della storia della politica americana; se vince Trump siamo al di là del bene e del male, nel territorio della mistica politica e dell’azzardo. Se vince Biden, è un consumato pilota da Nascar ma, se perde, verrà ricordato come quello che non ha mai spinto l’acceleratore, ha finito la benzina, è in vantaggio di un paio di giri, riesce a passare sui chiodi seminati dall’avversario e buca le gomme. Perché Joe Biden, l’uomo di Scranton (Trump non è d’accordo neppure su questo), ha una doppia arma che è una doppia occasione: 1. il coronavirus e le sue conseguenze nefaste per chi governa; 2. oltre 71 milioni di americani che a oggi hanno votato in anticipo e alla vigilia del voto saranno oltre 85 milioni con un’affluenza che supererà i 150 milioni di elettori.

Chi ha avuto la meglio nel voto anticipato?

Sul voto anticipato ci sono due scuole di pensiero, le abbiamo entrambe sul taccuino, eccole: 1. quelle file ai seggi sono l’onda blu dei dem che travolgerà Trump; 2. no, sorpresa, si sta formando l’onda rossa, gli elettori repubblicani stanno andando anche loro ai seggi e alla fine consegneranno la “tuonante vittoria” al loro condottiero.

Come la mettiamo? Andiamo in Texas, lo Stato della stella solitaria, fortezza repubblicana. Bene, tra Houston e El Paso ci sono quasi 8 milioni di schede depositate in anticipo dagli elettori. Se fosse vera l’onda blu, Biden riuscirebbe nell’impensabile, ribaltare il Texas. Ma potrebbe anche esserci un’altra via, tutt’altro che remota: buona parte di quei voti sono repubblicani. Se così fosse, allora tutta la narrazione dell’onda blu, oplà, diventa un’onda rossa. Andiamo avanti: il vantaggio dei democratici nel voto anticipato potrebbe essere un miraggio, perché quello che si vede nella campagna – e quello che si vede per noi cronisti conta – è una forte mobilitazione della fan base di Trump. Nella sola giornata di ieri, The Donald ha inanellato tre comizi in tre Stati (Michigan, Wisconsin, Nebraska) e in questa tripletta ha fatto sempre il pieno. A Omaha, la Polizia ha dovuto avvisare la popolazione: “Il parcheggio assegnato alla manifestazione di Trump di oggi è pieno. Le navette non trasporteranno più le persone all’evento. Non si potrà accedere al raduno a piedi, Uber, taxi o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Parcheggio non consentito nei quartieri circostanti”. Le indicazioni del traffico non sono una nostra passione, ma in questo caso sono la spia rossa sul cruscotto dell’auto: la pressione del motore repubblicano è al massimo. Trump nei suoi comizi continua a dire che c’è più entusiasmo rispetto a quattro anni fa. E attenzione: invita gli elettori a votare in anticipo, “get out and vote”, cosa che è inusuale per i repubblicani. Trump oggi si è svegliato in Nevada, va in Arizona dove un primo comizio alle 12 (ora locale), poi un altro evento sempre in Arizona alle 14.45 (ora locale), trasferimento per la notte in Florida. Prendere nota di questi due Stati: Arizona e Florida. Tutto nell’elezione ha un perché e un come. Gli analisti in queste ore stanno pesando tutto ciò che dice Trump perché nelle sue “sparate” s’annidano sempre cose vere che poi si materializzano. La media nazionale di Real Clear Politics vede Trump in svantaggio di 7,2 punti, ma negli Stati in bilico il distacco è di soli 3,8 punti, Biden non è nella comfort zone, tanto che egli stesso dice di non essere sicuro della vittoria. Trump in teoria è perdente in tutti gli Stati in bilico, ma se andate a chiedere agli strateghi repubblicani vi diranno: “Vince”. E se chiedete a quelli democratici, nessuno vi dirà: “Perde”. Non è solo il gioco scaramantico, è l’incertezza di un’elezione che ha un precedente indimenticabile (il terremoto del 2016) e uno scenario mai visto nella storia, il voto con la pandemia.

Redazione

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