La crisi di governo entra in ‘quarantena’, ma i nodi restano sul tavolo

La crisi di governo entra in ‘quarantena’, ma i nodi restano sul tavolo

È destinato a slittare l’incontro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi che in un primo momento era previsto per mercoledì. E probabilmente slitteranno anche le comunicazioni del premier alle Camere con l’illustrazione dell’Agenda 2023. La politica – sabato anche un Cdm straordinario – è tutta concentrata sul Coronavirus, con Salvini che invita il presidente del Consiglio a fare un passo indietro “se non ce la fa” a gestire la situazione e il Pd che lo accusa di essere uno sciacallo.

Gli appelli di tutti i membri del governo – in primis Conte – è quello a lavorare compatti, evitando toni alti. Ed è anche Renzi a cogliere la necessità di non alzare la tensione in un momento in cui l’attenzione deve andare all’emergenza sanitaria. “Bisogna mettere in quarantena le polemiche interne”, osserva il leader di Iv all’assemblea del partito. Non che il senatore di Rignano – “siamo sentinelle del riformismo, guardiani della serietà, custodi della politica”, afferma – abbia cambiato atteggiamento per esempio sulla riforma della prescrizione (in mattinata ha ricevuto il plauso dei penalisti): “non possiamo però dimetterci da riformisti come – osserva – sta facendo qualcun altro pur di mantenere il proprio posizionamento”.

Lo scontro con il Pd non accenna a placarsi e Zingaretti (“Siamo – puntualizza – la forza di una politica responsabile e gentile, non subalterna, che si occupa di dare risposta ai cittadini”), risponde per le rime e parla di “trasformisti seriali”: “è – dice il segretario all’assemblea dem – un errore drammatico sempre picconare, dividere, polemizzare, cercare sempre avventure solitarie che soddisfano qualcuno ma non fanno il bene dell’Italia”.

Ma al di là delle schermaglie c’è da registrare una frenata sulla spinta a ricercare i cosiddetti ‘Responsabili’ proprio all’interno del Pd, oltre che nel Movimento 5 stelle che avrebbe difficoltà ad avallare l’eventuale ingresso di forzisti in maggioranza. Si capirà nei prossimi giorni se è ancora possibile una ricomposizione tra Conte e Renzi. Quest’ultimo ancora ieri ai suoi diceva che al 95% si rompe. Poi il Coronavirus (“Appoggiamo il governo”, la posizione di Iv) ha perlomeno allungato i tempi del chiarimento. Segnali di disgelo potrebbero arrivare nel prossimo Cdm qualora ci fosse l’ok al ‘family act’ promosso da Italia viva, visto che i dem non hanno dato ancora il via libera e puntano sul ddl Delrio. E comunque i nodi da sciogliere nella maggioranza non mancano.

L’appello all’unità di Zingaretti

A partire dal sistema di voto: sabato Zingaretti ha tenuto il punto sulla soglia di sbarramento al 5% e Italia viva ha raccolto la sfida del proporzionale. Ma la capogruppo Iv, Boschi ha detto no al diritto di tribuna ai partiti più piccoli che” non superano quell’asticella. Inoltre c’è il tema delle alleanze alle regionali: “Lo dico agli alleati di governo: non lasciateci soli contro Salvini e le destre, l’unità è un valore fondamentale”, l’appello di Zingaretti a M5s. Nessuna risposta dei vertici pentastellati ma la nuova discesa in campo di Di Battista che su Instagram ha avvisato di essere sulla “strada di casa” non è una buona notizia per i dem, visto che Dibba è tornato a difendere la ‘terza via’. Il segretario Pd ha preso posizione anche sul tema del referendum sul taglio dei parlamentari: “Rischia – ha spiegato – di diventare un referendum sul parlamentarismo, in tempo di populismi. è stato un errore sottoscriverlo”.

Tuttavia è anche all’interno del Pd che sono nati ‘comitati democratici per il no’. Altri comitati promossi dalla fondazione Einaudi sono stati costituiti un po’ su tutto il territorio. A promuovere il no sono parlamentari, giornalisti, politologi, l’Anpi e tanti altri soggetti. Ma è una campagna portata avanti con difficoltà (anche di budget) e che al momento non vede nessuna forza politica intenzionata ad intestarsi quella quota che non appoggerà il taglio dei parlamentari.  (agi)

Redazione

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