Westminster frena Johnson. La Brexit verso un nuovo rinvio
Westminster ha fermato il premier britannico Boris Johnson: con 322 voti di maggioranza, la Camera dei Comuni ha votato a favore dell’emendamento Letwin che obbliga il Parlamento a discutere e votare prima le leggi attuative dell’accordo sulla Brexit raggiunto con Bruxelles prima del voto finale sull’accordo. Johnson dovrebbe quindi chiedere un rinvio di Brexit, in programma il 31 ottobre, ma ha affermato di non essere intenzionato a chiedere un nuovo rinvio alla Commissione Europea.
“Non negozierò un rinvio con l’Ue e la legge non mi obbliga a farlo”, ha spiegato il premier dopo il voto. “la cosa migliore è uscire il 31 ottobre”. Fonti di Downing Street, rilanciate dai media, hanno riferito che in caso l’emendamento Letwin fosse passato, il governo avrebbe ritirato il voto e lo avrebbe ripresentato lunedì o martedì.
Bruxelles “prende atto”
“La Commissione europea prende atto del voto della Camera dei Comuni sul cosiddetto emendamento Letwin. L’emendamento indica che l’accordo di ritiro stesso non è stato messo ai voti oggi. Spetterà al governo del Regno Unito informarci al più presto sulle fasi successive”, dice la portavoce della Commissione, Mina Andreeva. Un ulteriore rinvio della Brexit “non è nell’interesse di nessuno”, fa sapere invece la presidenza francese.
Nessun commento invece da parte del Consiglio Ue. Fonti del Consiglio consultate dall’AGI hanno fatto sapere che al momento non intendono commentare la decisione della Camera dei Comuni. Il gruppo direttivo sulla Brexit del Parlamento europeo “esaminerà domani l’esito del voto odierno sull’emendamento Letwin”, dice poi il coordinatore del gruppo su Brexit dell’Eurocamera, Guy Verhofstadt. “Qualunque cosa accada dopo, le marce fuori dal Parlamento mostrano quanto sia importante una stretta relazione futura tra Ue e Regno Unito”, ha aggiunto.
Corbyn chiede un nuovo referendum
Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha invece invitato il premier a “rispettare la legge” e “riflettere molto attentamente” sul suo rifiuto di chiedere una prorogo del periodo di negoziazione sulla base dell’articolo 50. “Riteniamo che alla fine il popolo debba avere l’ultima parola sulla Brexit”, ha aggiunto, confermando l’intenzione di chiedere un referendum sull’accordo raggiunto tra Johnson e Bruxelles.
Una folla si è nel frattempo radunata a Park Lane e sta marciando per le strade del centro di Londra, diretta verso il Parlamento. A migliaia hanno risposto all’appello di ‘People’s Vote’, il gruppo che preme per un nuovo referendum che dia l’ultima parola al popolo sull’uscita del Regno Unito dall’Ue. Tra di loro, ha riferito il gruppo su Twitter, c’è anche il sindaco di Londra Sadiq Khan che si “è unito ai giovani della marcia People’s Vote perché tutti – non solo Boris Johnson – meritano di avere l’ultima parola”. In piazza molti cartelli che chiedono di “fermare la Brexit”.
A cosa serve l’emendamento Letwin
Anche il Partito unionista democratico (Dup) nord-irlandese ha votato a favore dell’emendamento, il cui scopo è evitare una possibile imboscata dei falchi Brexiteer che potrebbero approvare l’accordo, rimuovendo quindi le condizioni per l’applicazione del Benn Act (la legge anti-no deal approvata il mese scorso), per poi bocciare la seguente legge sull’uscita dall’Ue, costringendo cosi’ il Paese a una Brexit senza accordo il 31 ottobre.
Oliver Letwin ha infatti assicurato che l’unico scopo della sua mozione è quello di “mantenere la polizza assicurativa fornita dal Benn Act che ci impedisce di schiantarci automaticamente se non ci saranno accordi entro il 31 ottobre”. Letwin, ex ribelle Tory espulso dal partito conservatore lo scorso settembre per aver votato contro il governo, ha assicurato che voterà a favore dell’accordo raggiunto dal premier Boris Johnson con l’Ue. L’emendamento Letwin rinvia la piena approvazione dell’accordo per la Brexit fino a quando tutta la legislazione associata non sarà approvata, anche dopo il 31 ottobre. (agi.it)
Redazione