“PALESTINA LIBERA” sui muri della sinagoga Beth Michael

“PALESTINA LIBERA” sui muri della sinagoga Beth Michael

E’ passata da poco la settimana che condanna ogni tipo di violenza di genere; eppure, sempre di violenza si parla.

Perché a Roma è apparsa questa scritta “PALESTINA LIBERA” sui muri della sinagoga Beth Michael di via di Villa Pamphili ed è stata imbrattata con della vernice nera la targa dedicata a Stefano Gaj Tachè, morto a due anni nell’attentato del 8 ottobre del 1982.

Odio, sempre odio e solo odio, questo è il motivo per cui si vuole uccidere, cancellare, incolpare qualsiasi sia il tipo di reato che viene commesso contro qualcuno. Tante le belle parole che vengono dette eppure appare evidente la mancanza della cultura del rispetto, del comprendere, del vivere in pace. La comunicazione tra le parti prevede l’uso di uno stesso codice e soprattutto un avvicinamento, il porgere l’orecchio metaforicamente parlando, che è quell’atto che si fa quando spostiamo il baricentro  muovendoci verso la persona che abbiamo accanto che sta dicendo qualcosa, e noi quel qualcosa lo consideriamo prezioso.

La cultura del rispetto è possibile solo se vengono messi da parte gli ego e si procede ad una comunicazione attiva, in cui il messaggio dell’altro viene compreso decodificandolo all’interno di una struttura semantica.

I processi di pace avvengono con la parola ma oggi questa ha perso il suo carico di potere che ha lasciato ad immagini e spot in cui chi li vede deve fare uno sforzo minore rispetto a quando si ascolta per decodificare il messaggio. Non si porge più l’orecchio ma si dà uno sguardo  il più delle volte distratto a ciò che passa velocemente e il rischio è che le immagini che inneggiano l’odio diventino diffuse comunemente usate ed accettate.

Sono cresciuta in una Roma che era sempre piena di scritte contro o pro qualcosa, gli atti vandalici che da sempre hanno dato voce a minoranze erano la normalità, sono passati molti anni e dalle scritte politiche siamo passati a quelle romantiche e a quelle sportive e simpatiche che ti fanno anche sorridere, segno che l’ironia, l’amore vanno sempre di moda e soprattutto appartengono a tutti.

Ma le scritte d’odio no.

Quelle hanno un potere deleterio, riportano indietro nel tempo, in un tempo in cui nessuno poteva scegliere, o almeno pochi avevano il coraggio di farlo, quelle scritte riportano indietro a tempi bui in cui si cacciavano le streghe perché erano più facili da prendere rispetto ad altri problemi da affrontare.

Siamo in un momento difficile in cui la violenza è così tanto diffusa che passa quasi inosservata.

E non possiamo concederlo perché la società appartiene ai singoli, perché c’è bisogno di considerare tutte le parti della società importanti per la crescita di tutti.

Il razzismo è roba vecchia, l’antisemitismo è roba vecchia e la condanna non può che essere totale per chi le subisce ora è il tempo di parlare, di restare umani e di tornare ad essere empatici.

SARA SPOLETINI

 

 

 

 

 

 

 

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