Perché il Mes può diventare una trappola

Perché il Mes può diventare una trappola

È il giorno di Moody’s, è il giorno del Mes, è il giorno dopo, le forti tensioni tra Bce e Corte Costituzionale, tre nodi che si intrecciano sullo stesso pettine. Una giornata determinante per il futuro del nostro Paese che naviga in un mare sempre più tempestoso. Ma cominciamo da Moody’s. A mercati chiusi, quindi nella tarda serata di oggi, l’Italia, per la prima volta nella sua storia repubblicana, potrebbe ritrovarsi con titoli di stato considerati “spazzatura”, JunkBond. Rischi particolari, grazie proprio alla Bce, non dovrebbero essercene, ma, è chiaro, che prima o poi questa coperta, questo scudo, verrà tolto e l’Italia si troverà, se non si faranno in fretta dei piani di crescita, in grossissima difficoltà.

Tutti guardano ai debiti, mentre sarebbe il caso di guardare agli investimenti. Ci vogliono dei progetti strategici che nessuno sta ancora neanche immaginando di fare. L’aumento della spesa pubblica necessaria per far fronte all’emergenza pandemica e la forte frenata del Pil dovuta, in parte, allo stesso motivo, faranno esplodere il rapporto tra il debito che il nostro Stato ha, e che sfiora i 2500 miliardi di euro e la ricchezza che lo stesso stato produce ogni anno. Immaginate una normale famiglia. Il suo debito aumenta ogni giorno, il suo reddito diminuisce ogni giorno, capite che prima o poi è destinata a dichiarare fallimento? A fare bancarotta?

Con un rapporto debito/Pil che sfiorerà, alcuni dicono supererà il 160%, è facile pensare che se non dovesse accadere oggi, accadrà in un domani molto, troppo vicino per non preoccuparsene e se non dovesse esserci in quel momento la completa tutela della Bce, cosa  succederà ai titoli di stato italiani ed al Paese? Io credo che questo sia il vero problema. In realtà il Mes rischia di diventare lo specchietto delle allodole.

È un po’ come, concedetemi il parallelismo forzato, pensare che ora che ci occupiamo costantemente di Covid-19 non ci siano più tutte le altre malattie di cui soffrono gli italiani. La principale causa di morte in Italia resta legata alle malattie cardiovascolari, poi ci sono i tumori, le malattie neurodegenerative etc. Queste non sono scomparse. Queste producono (dati Istat 2019) ben 1800 morti al giorno. Covid-19 si è aggiunta a tutto questo, non l’ha cancellato.

La pandemia, in economia non ha cancellato i problemi strutturali già esistenti nel Paese. Ecco perché chi dice, che il nostro debito pubblico è sostenibile non dice la verità, o la dice soltanto parzialmente. Il nostro debito pubblico è sostenibile in funzione di ciò che è garantito in questo momento dalla Bce e, soprattutto è sostenibile perché c’è un’altra garanzia a cui fanno riferimento molti osservatori internazionali ed è quella fornita dalle masse di risparmio degli italiani. Solo considerando questi due aspetti l’Italia ed il suo debito risultano sostenibili. Del resto proprio Fitch, l’altra agenzia di rating che due settimane fa ha portato l’Italia vicino all’abisso dei Junk Bond, ha dichiarato che sono i risparmi interni la vera tutela del Paese, così come lo ha fatto qualche mese fa Standard & Poor’s. Insomma, lo stato spende male, gli italiani fanno sacrifici su sacrifici e poi rischiano di trovarsi vessati ulteriormente? Non lo vogliamo neanche pensare. Non sarebbe né utile, né giusto.

A guardare i numeri il Pil italiano era già in calo nell’ultimo trimestre dello scorso anno, la pandemia è arrivata soltanto dopo ad accelerare un processo che era già scritto, anzi, per certi versi grazie alla pandemia abbiamo avuto coperture che non avremmo mai ottenuto senza l’emergenza sanitaria. Ma ora l’emergenza diventa inderogabile. Il Mes, se verrà approvato, servirà a gestire l’emergenza, ma lascerà aperta l’altra ferita, ben più grave legata al nostro debito pubblico.

Qualunque cosa decida di fare Moody’s questa sera, il macigno del debito pubblico ha preso a rotolare pericolosamente verso un baratro nel quale, senza interventi strutturali, che all’orizzonte non si vedono, è destinato a cadere. Dobbiamo ricostruire una cultura dell’investimento, puntare sulle imprese italiane che hanno dimostrato di essere leader nel Mondo, dobbiamo ricostruire sul principio d’investimento e non di spesa. Dobbiamo guardare ad una rivoluzione fiscale, che sia equa e non vessatoria, ma che spinga ad investire e remunerare maggiormente anche i risparmi che, legati alle imprese meravigliose di questo Paese possono crescere ed arricchire i cittadini.

Oggi è necessario. Oggi. Perché altrimenti non ci sarà domani, non quello che pensavamo ci sarebbe stato. Perché le tensioni tra Bce e Germania in qualche modo stanno minando la serenità dell’operato della Banca Centrale Europea. Perché se giuridicamente la Corte tedesca non può agire sulla Bce, può farlo sulla Bundesbank creando squilibri di rapporti. Perché le tensioni internazionali sono tali che il nostro Paese rischia di diventare terra di conquista. Un tempo eravamo i padroni del mondo, cerchiamo almeno di restare padroni di noi stessi.

Leopoldo Gasbarro – nicolaporro.it

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