Conte incontra Serraj e prova a tessere la pace

Conte incontra Serraj e prova a tessere la pace

L’Italia continua a “tessere la tela per una soluzione politica” per la pace in Libia. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha riassunto l’impegno diplomatico italiano per il dossier libico, dopo aver ricevuto a Palazzo Chigi il presidente del Governo di accordo nazionale di Tripoli, Fayez al Serraj. Un colloquio “franco e produttivo”, l’ha definito l’esponente libico, durato tre ore e che è servito ad accantonare le incomprensioni emerse mercoledì scorso quando Conte aveva ricevuto, sempre a Palazzo Chigi, il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar spingendo Serraj a saltare la tappa italiana dopo aver incontrato a Bruxelles i vertici dell’Ue.

“È bene ribadire che in Libia è in corso un’aggressione che va avanti dal 4 aprile scorso e noi ci stiamo difendendo”, ha precisato Serraj che accoglie “le iniziative per il cessate il fuoco, a partire da quella avanzata da Russia e Turchia”. Pone però una condizione: “Il ritiro da parte di chi attacca, che non sembra disponibile a farlo perché ha un altro modus operandi”. Conte insiste sul ruolo diplomatico dell’Italia: “Siamo estremamente preoccupati per l’escalation sul territorio libico, gli ultimi sviluppi stanno rendendo il Paese una polveriera dalle forti ripercussioni, temiamo, su tutta la regione del Mediterraneo. Dobbiamo assolutamente fermare il conflitto interno e anche fermare le ingerenze esterne”.

L’Italia, rivendica il capo del governo, ha sempre “linearmente, coerentemente, costantemente, lavorato per una soluzione politica, per contrastare soluzioni militari, ritenendo che questa sia l’unica prospettiva che può garantire al popolo libico benessere, prosperità. Questo è il nostro obiettivo, non ne abbiamo altri, non abbiamo agende nascoste”.

Serraj non ha mancato di sottolineare il suo stupore per il silenzio della comunità internazionale di fronte ai crimini contro i civili commessi da Haftar in una guerra che finora ha già fatto 2 mila morti. Conte ha voluto far sapere al capo del governo di Tripoli che durante il suo recente incontro con l’uomo forte della Cirenaica ha “espresso grande costernazione” per il bombardamento dell’accademia militare di Tripoli in cui sono stati uccisi 31 cadetti.

Colloquio tra Conte e Macron

Sul piano concreto – ha spiegato poi il presidente del Consiglio italiano – “lavoriamo per la riuscita della Conferenza di Berlino. Stiamo lavorando intensamente con il governo e in coordinamento con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per l’immediato cessate il fuoco e per l’arrivo di una soluzione politica”. “Nei prossimi giorni avremo un’agenda internazionale fitta. Lunedì sarò in Turchia, martedì in Egitto ma sono già programmati anche una serie di colloqui telefonici con diversi leader di governo e presidente di Paesi che hanno un coinvolgimento nello scenario libico”, ha aggiunto. Subito dopo ha sentito il presidente francese, Emmanuel Macron, anche per illustrargli i contenuti del colloquio con Serraj.

I due leader hanno ribadito l’importanza di un coordinamento a livello europeo a favore del processo di pacificazione e stabilizzazione della Libia. In un contesto in cui le false notizie diventano cruciali, lo sforzo diplomatico italiano è anche nel mirino di hacker, che hanno spinto l’ambasciata a Tripoli a chiudere il proprio account Twitter.

Sul piano bilaterale, Roma e Tripoli riprendono il filo del processo di compensazioni che si era interrotto nel 2014 e istituiscono una Commissione congiunta. Si tratta, ha spiegato Serraj, di “riprendere il lavoro relativo al punto dei debiti accumulati e dei pagamenti di società operanti in Libia, affinché questi progetti possano essere ripresi. Questo è un argomento che sarà di sicuro beneficio per il popolo libico: il completamento di questi progetti sospesi”.

Mosca preme su Haftar perché deponga le armi

A livello internazionale continuano gli sforzi per arrivare a un cessate il fuoco entro mezzanotte, come avevano proposto i presidenti di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, e di Russia, Vladimir Putin. Quest’ultimo ha oggi chiamato il principe ereditario emiratino, Mohamed bin Zayed, ritenuto principale sponsor di Haftar, per invitarlo a convincere appunto il generale a deporre le armi.

“Stiamo aspettando che i nostri amici russi riescano a convincere Haftar”, ha detto dal canto suo oggi, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavosoglu, che ha chiesto a Mosca di intensificare le pressioni sulla Cirenaica. In serata, un consigliere di Haftar ha precisato che non si tratta di un rifiuto della tregua ma piuttosto della messa a punto di “condizioni che devono essere rispettate” prima di qualsiasi cessate il fuoco.

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