Decennale della “Nobile Accademia Leonina”, intervista a Cristian Raponi, Rettore

Decennale della “Nobile Accademia Leonina”, intervista a Cristian Raponi, Rettore

Roma si prepara a ospitare una ricorrenza speciale: il decennale della “Nobile Accademia Leonina”, istituzione culturale e spirituale che, nel solco della dottrina sociale di papa Leone XIII, ha costruito una cerniera simbolica tra popoli, religioni e visioni del mondo. Giovedì 16 ottobre 2025, nella prestigiosa Sala di Liegro di Palazzo Valentini, una cerimonia solenne celebrerà dieci anni di attività, tra diplomazia culturale, difesa dei diritti umani e promozione di un dialogo autentico tra le differenze. Ne parliamo con il Rettore dell’Accademia, Cristian Raponi, per riflettere sul cammino compiuto e sulle nuove sfide che attendono questa realtà ispirata anche oggi dal magistero di papa Leone XIV, voce profetica del nostro tempo.

  1. Rettore, la Nobile Accademia Leonina compie dieci anni. Cosa rappresenta questo traguardo?
  2. È un momento di bilancio e di visione. In dieci anni abbiamo costruito relazioni, promosso il dialogo e incoraggiato una cultura della pace. Ma è anche un punto di partenza: il mondo è cambiato, le sfide sono nuove, e il nostro compito è restare fedeli ai nostri valori rinnovando costantemente il nostro impegno. In questi anni abbiamo costruito ponti, non muri. La nostra azione propulsiva si è sviluppata nella promozione culturale, nella diplomazia spirituale e nella valorizzazione delle identità nel rispetto della diversità. Il decennale è l’occasione per guardare con gratitudine al cammino fatto e con responsabilità a quello che ci attende.
  3. L’Accademia si ispira alla dottrina sociale di Leone XIII. Cosa resta oggi di quel magistero?
  4. Tutto. Papa Leone XIII ha posto la persona al centro della società, unendo fede e giustizia sociale. Oggi più che mai, la sua visione è attuale. In un’epoca segnata da disuguaglianze e smarrimento, riscoprire la centralità della dignità umana è un’urgenza, non un’opzione. La forza della sua visione: unire la fede all’impegno concreto nella società. La “Rerum Novarum” resta una pietra miliare. Difesa della dignità del lavoro, giustizia sociale, pace tra i popoli. Sono temi oggi più vivi che mai. L’Accademia cerca di incarnare questo insegnamento, con umiltà ma anche con determinazione.
  5. E il magistero di papa Leone XIV come si inserisce in questo cammino?
  6. Papa Leone XIV ha rilanciato con forza i principi della dottrina sociale della Chiesa, declinandoli con lucidità e profezia alle sfide complesse del nostro tempo: l’intelligenza artificiale, la disinformazione, le disuguaglianze globali, la crisi ambientale. In un’epoca segnata da rapide trasformazioni tecnologiche e culturali, la sua esortazione alla responsabilità nell’uso della tecnologia, alla custodia del creato e alla promozione della verità rappresenta per noi un faro sicuro. La “Nobile Accademia Leonina” intende raccogliere e interpretare questo appello con coerenza e impegno, traducendolo in azioni culturali, educative e spirituali capaci di generare consapevolezza, giustizia e solidarietà. Il nostro compito è contribuire a una società dove l’innovazione non soppianti l’etica, dove la tecnica sia al servizio dell’uomo, e non il contrario. In questo senso, ci sentiamo parte attiva di una missione ecclesiale che coniuga dottrina e prassi, pensiero e azione, trasmissione di principi morali e responsabilità.
  7. Qual è la missione culturale dell’Accademia oggi?
  8. Portare la teologia fuori dai confini accademici, renderla un linguaggio vivo, capace di interrogare la realtà, parlare al cuore della gente e contribuire alla formazione delle coscienze. In un tempo segnato da smarrimenti, conflitti e accelerazioni tecnologiche, riteniamo essenziale che cultura, spiritualità e responsabilità sociale tornino a dialogare in modo profondo e autentico. Solo così potremo coltivare uno sguardo capace di futuro, radicato nei valori e proiettato verso il bene comune. In qualità di Rettore della “Nobile Accademia Leonina”, ho l’onore di essere stato recentemente nominato referente interlocutore della Pontificia Accademia di Teologia, incarico che mi è stato conferito da Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò, suo presidente. Una responsabilità che accolgo con gratitudine e senso di servizio, convinto che oggi più che mai la teologia debba uscire dai recinti autoreferenziali e tornare ad abitare il mondo: non come esercizio intellettuale astratto, ma come forza capace di orientare le coscienze, illuminare le scelte e farsi strumento concreto di fraternità, dialogo e giustizia sociale.
  9. Il Premio Internazionale “Leone XIII” è uno dei momenti simbolici dell’Accademia. Cosa rappresenta?
  10. È un atto di riconoscenza verso chi testimonia, con la vita e le opere, i valori in cui crediamo: giustizia, cultura, fraternità. Non si tratta di un semplice riconoscimento alla carriera, ma di un incoraggiamento a proseguire nel bene. È una chiamata. Onoriamo chi, nel proprio ambito, ha scelto di costruire un’architettura di relazioni, aprire canali di dialogo dove regna il conflitto, creare piattaforme di incontro, seminare cultura, difendere i valori umani e spirituali. Questo tributo esalta l’idea di un mondo più giusto, meno cinico, più solidale. E ci ricorda che il bene esiste, va riconosciuto, sostenuto, raccontato e valorizzato. Non celebriamo percorsi conclusi, ma orizzonti da raggiungere: perseverare, essere segno, ispirare altri. Attraverso questo riconoscimento vogliamo rendere visibile l’invisibile: quelle storie, quelle persone, quelle azioni che ricuciono il tessuto della speranza, che costruiscono laddove crollano muri, che coltivano entusiasmo dove regna l’indifferenza, che custodiscono l’umano dove avanza la disumanizzazione. In un tempo che spesso celebra l’apparenza e l’individualismo, il Premio “Leone XIII” si fa voce controcorrente: un elogio silenzioso ma potente alla responsabilità, alla coerenza e alla visione.
  11. Che clima si respira in vista del 16 ottobre?
  12. È un clima di gratitudine e progettualità. Sarà una celebrazione, sì, ma anche una tappa di rilancio. Con noi ci saranno studiosi, rappresentanti istituzionali, religiosi, ambasciatori: un segno tangibile di quella fratellanza concreta che l’Accademia cerca di testimoniare ogni giorno. Occorre rafforzare il dialogo interreligioso, promuovere la cultura della pace, valorizzare i giovani e le loro idee. Ma anche vigilare sui diritti civili, sulle emergenze sociali, sulle periferie esistenziali. Essere una voce viva, credibile e concreta al servizio del bene comune.
  13. Che significato assume questo evento in un anno giubilare come il 2025?
  14. È un’occasione preziosa di rinnovamento e riconciliazione, in sintonia con il cuore del Giubileo. L’Anno Santo ci invita a riscoprire valori fondanti come la speranza, l’appartenenza, la misericordia e il perdono, non solo come dimensioni spirituali personali, ma come fermento di trasformazione sociale. In questo senso, la nostra cerimonia si inserisce pienamente nello spirito giubilare: è un tempo di bilancio, ma anche di slancio. Guardiamo al passato con gratitudine, ma soprattutto al futuro con fiducia, nella luce del Vangelo e in spirito di servizio. In un mondo spesso segnato da divisioni e chiusure, il Giubileo ci ricorda che il cambiamento è possibile, a partire da piccoli gesti di fraternità e da un rinnovato impegno collettivo. Celebrare il decennale della “Nobile Accademia Leonina” nel contesto dell’Anno Santo significa riaffermare con forza che cultura, fede e responsabilità sociale possono e devono camminare insieme per costruire una società più giusta, inclusiva e solidale.
  15. In conclusione, quale rotta traccia l’Accademia per il futuro?
  16. Continueremo a custodire il nostro patrimonio culturale e spirituale, ma con uno sguardo aperto, inclusivo e appassionato. La nostra bussola resta il Vangelo, la nostra sfida è l’umanità. In questo Giubileo vogliamo essere seminatori di speranza, senza compromessi, ma con il cuore aperto al mondo. Ci sentiamo pellegrini di senso, in cammino accanto a chi interroga la vita con autenticità, fede e desiderio di costruire legami veri. Non portiamo soluzioni preconfezionate, ma istanze coraggiose e visioni profetiche.

Redazione

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