Il caso Kurz: quando la destra vince e convince

Il caso Kurz: quando la destra vince e convince

In Austria Sebastian Kurz è chiamato “Wunderwuzzi”, colui che tutto può, un soprannome che si è guadagnato sul campo dopo aver dato vita a un governo con i sovranisti del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) nel 2017. Il suo esecutivo è durato fino a maggio di quest’anno quando, pochi giorni prima delle elezioni europee, è stato diffuso un video girato nel 2017 a Ibiza in cui il vicecancelliere Heinz-Christian Strache, leader dell’FPÖ, accettava alcune offerte in denaro dal nipote di un oligarca russo, in realtà un giornalista di inchiesta.

Lo scandalo avrebbe potuto trascinare nel baratro anche Kurz ma il giovane cancelliere non solo è riuscito a evitare che la caduta del suo governo a causa dell’Ibiza-gate avesse conseguenze dirette per il suo consenso, ma ha capitalizzato a suo favore la vicenda riuscendo a intercettare parte dell’elettorato dell’ FPÖ. Alle elezioni europee il suo Partito Popolare Austriaco ha raggiunto il 34,9%, ben otto punti in più rispetto alle presidenziali del 2014 riuscendo non solo ad affermarsi in modo stabile come primo partito dell’Austria. La sua abilità politica è emersa con evidenza in queste settimane durante la campagna elettorale per le presidenziali in cui non ha mai ufficialmente sciolto il nodo se, in caso di vittoria, avesse formato un governo con i verdi o con i sovranisti.

D’altro canto una figura che ha bruciato le tappe raggiungendo ruoli apicali da giovanissimo come Kurz, deve possedere non poche abilità. L’enfant prodige della politica austriaca nel 2013, all’età di soli ventisette anni, è stato nominato Ministro degli Affari Esteri, ruolo che ha ricoperto fino al dicembre 2017 in cui è diventato Cancelliere. Cresciuto politicamente nel Partito Popolare Austrico dove già a sedici anni era impegnato prima di venire eletto presidente del giovanile, nel suo sangue scorre l’eredità delle vicende che scossero l’Europa centrale a cavallo tra le due guerre mondiali dopo il crollo dell’Impero austroungarico. Nato a Vienna, sua nonna materna era una “Sveva del Danubio”, discendente dei tedeschi che nel Settecento emigrarono nei Balcani per sostituire parte della popolazione dell’Impero Ottomano.

La sua carriera politica è fulminea: prima è nominato sottosegretario agli Interni nel 2011 con il compito di favorire l’inserimento degli immigrati nel contesto austriaco, per poi due anni dopo ottenere il ruolo di Ministro. Kurz è stato paragonato in più occasioni al presidente francese Macron per il suo stile di comunicazione ma, se l’europeismo lo accomuna al presidente francese, la sua estrazione di conservatore lo porta a promuovere politiche non cerco di stampo liberal e in linea con il suo corrispettivo francese. È il caso delle politiche a sostegno della natalità con un bonus per le famiglie più numerose o della legge a tutela della lingua tedesca nelle scuole.

Il suo aspetto esteriore non deve trarre in inganno: dietro al volto rassicurante, i capelli curati alla perfezione, l’assenza di barba, si nasconde un leader determinato a far rispettare gli interessi dell’Austria e degli austriaci. Nonostante il suo europeismo, non sono mancati gli scontri con l’Italia in particolare sull’immigrazione e la questione altoatesina. È ancora vivo il ricordo della minaccia da Ministro degli Esteri di chiudere i confini con l’Italia nell’estate 2017 per bloccare l’arrivo di migranti, le dichiarazioni nell’estate dello scorso anno con cui affermava “dobbiamo difendere i confini, rimandare a casa i migranti irregolari”, così come la proposta di doppio passaporto per i cittadini residenti nella provincia di Bolzano.

Quel che è certo è che il connubio tra il suo volto rassicurante, i toni istituzionali, il convinto europeismo e i contenuti spesso duri e di stampo conservatore, piacciono agli austriaci.

Francesco Giubilei – nicolaporro.it

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