Messico, il presidente si dà all’apologia di Fidel Castro

Messico, il presidente si dà all’apologia di Fidel Castro

Andrés Manuel López Obrador venerdì ha fatto l’apologia di Fidel Castro e ha invitato i parenti del “Che” Guevara alla festa per l’indipendenza a Città del Messico.

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La difesa che Messico, Colombia, Argentina e Bolivia hanno fatto di Pedro Castillo contrasta con l’unanimità con cui la regione aveva respinto l’auto-colpo di stato di Fujimori trent’anni fa. All’epoca l’ondata democratica che si diffuse in America Latina alla fine delle dittature militari generalizzate si rafforzò con il golpe di Fujimori. Oggi sta accadendo l’esatto contrario. Non solo un presidente di sinistra ha voluto eliminare il Parlamento e governare per decreto e militarizzare il paese per controllare la reazione sociale (la sinistra ha sempre attribuito tentazioni di questo tipo alla destra, anche se le attuali eccezioni autocratiche sono Nicaragua, Venezuela e Cuba), ma altri presidenti dello stesso orientamento politico sono venuti in sua difesa.

Andrés Manuel López Obrador, Gustavo Petro, Alberto Fernández, Luis Arce e il governo dell’Honduras, di Xiomara Castro, non hanno voluto riconoscere il nuovo presidente del paese, Dina Boluarte, complicando ulteriormente un’evoluzione pacifica della crisi. Inoltre, il fatto che figure come AMLO e Petro, che rivendicano la leadership regionale, approvino un tentativo di auto-colpo di stato arriva a formalizzare la fine dell’ideale di democrazia liberale a cui 30 anni fa aspirava l’America Latina. L’iper-presidenzialismo messo in atto dalle costituzioni bolivariane, la proliferazione di modifiche legislative per consentire l’accumulo di mandati consecutivi e il crescente controllo dell’esecutivo sugli altri poteri, in particolare quelli giudiziari ed elettorali, hanno gravemente deteriorato la prassi democratica latinoamericana.

Paolo Manzo – nicolaporro.it

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