DAL PACCO DI PASTA ED UN PAIO DI SCARPE DI ACHILLE LAURO ALL’INTRODUZIONE DEI “NAVIGATOR PENTASTELLATI”

DAL PACCO DI PASTA ED UN PAIO DI SCARPE DI ACHILLE LAURO ALL’INTRODUZIONE DEI “NAVIGATOR PENTASTELLATI”

Si sta avvicinando, velocemente, il giorno in cui gli Italiani sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento decaduto per la mancanza del sostegno da parte di alcuni partiti, tra i quali anche il Movimento 5 Stelle.
I big della politica nelle trasmissioni televisive, vengono punzecchiati dai giornalisti con domande insidiose, d’altronde la posta in gioco è alta e di conseguenza la tensione si percepisce tutta. I politici invece di spiegare al grande pubblico il programma del loro partito, le idee, le soluzioni necessarie per risolvere la grave crisi socio-economica nella quale siamo sprofondati, preferiscono demonizzare gli avversari.

Molto bravo in questo è il PD che, nella persona di Enrico Letta, tenta in tutti i modi di intimorire gli elettori asserendo che con la Destra al governo, la democrazia sarebbe in grave pericolo, ergo il voto utile sarebbe quello dato al PD. Enrico Letta se fosse “sereno” dovrebbe convincere gli elettori con ben altri argomenti invece di agitare lo spauracchio di un fascismo che in Italia non c’è più.

Tra i partiti che hanno ritirato la fiducia al Premier Draghi (*2) non mancava il Movimento 5 Stelle. Un partito privo di quella cultura politica necessaria per affrontare i problemi sociali, economici, strutturali nella loro complessità. Un partito, nato dalla mente di un ex Comico trasformatosi in un “Istrionico Guru”, ha coagulato intorno a sé i peggiori sentimenti umani: la rabbia, l’invidia sociale, l’intolleranza.

Senza grandi visioni non si va da nessuna parte; infatti i grillini, incoerenti fino alla fine, hanno vivacchiato nel Parlamento seguendo come banderuole il vento quando era loro favorevole. Ultimamente il partito si è spaccato in due tronconi per interessi di bottega, quando si profilava il rischio che gli “onorevoli” arrivati al secondo mandato non avrebbero potuto di nuovo candidarsi, Di Maio & Company hanno pensato bene di crearsi un nuovo partito e racimolare i voti necessari per essere di nuovo rieletti.

Di Maio pieno di sé, credendo di essere un grande leader di cui l’Italia non può fare a meno, non avendo alcuna intenzione di ritornare al paesello, ha preferito sbattere la porta e fondare il suo partito personale. Purtroppo per lui i sondaggi non sono per niente lusinghieri; potrebbe avere un numero esiguo di voti e così il sogno del terzo mandato rimarrebbe per sempre tale.
L’altro troncone del partito non solo ha mantenuto il nome ma anche il vecchio leader: il professore di diritto Giuseppe Conte che alle aule universitarie ha dimostrato di preferire i banchi di Montecitorio.

Per fare incetta di voti, Conte sta lucidando la macchina da guerra del reddito di cittadinanza. Una misura votata dal Parlamento a trazione pentastellata per sostenere i disoccupati nel percorso di ricerca di un lavoro; la legge è diventata un gigantesco ammortizzatore sociale che non ha centrato il suo fantasioso obiettivo di abolire la povertà e non ha aiutato nessuno a trovare un lavoro. Al contrario, ha scavato un solco profondo tra i percettori del reddito e le opportunità lavorative offerte dal mercato, convincendo moltitudini di “furbetti” a rifiutare le offerte di lavoro, pur di non rinunciare al reddito di cittadinanza.

I sondaggi danno al partito un buon successo nelle regioni del Sud dell’Italia dove il numero di coloro che percepiscono il reddito è molto alto. La gente vuole che il reddito rimanga così come è e darà il suo voto a questo partito; è come se si fosse stabilito un patto di alleanza, un Do ut des tra il partito e la gente: “Se mi dai il voto, io ti do il reddito”. Questo è il mantra che si sussurra.

Tale scenario ricorda ciò che accadeva a Napoli, quando un personaggio molto popolare, Achille Lauro (non il cantante per carità!) prometteva a tutti quelli che lo votavano un pacco di pasta abbinata ad un paio di scarpe, ove la destra o la sinistra venivano consegnate in due momenti diversi, prima del voto e dopo il voto, che immancabilmente segnava il trionfo del noto “Armatore” ogni volta che si candidava o come Sindaco della Città o al Parlamento nazionale.

Il reddito di cittadinanza oggi è la nuova merce di scambio, sostituisce le scarpe e la pasta che l’armatore napoletano distribuiva ai suoi elettori; comunque vadano le cose, tale provvedimento, avendo fallito l’obiettivo per il quale era stato introdotto, subirà una profonda revisione perché dovrà essere sostituito da misure diverse per un doveroso sostegno economico nei confronti dei meno abbienti.

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NOTE A MARGINE
(*1) Voto di Scambio / 
Da quando è sorta questa nostra Repubblica Democratica Parlamentare, abbiamo iniziato a convivere con il “Voto di Scambio” ! Probabilmente esisteva già anche in precedenti Regimi Monarchici, così come nel periodo del ben noto “illuminismo” e nel Medio Evo, così come negli attuali Palazzi del Potere, ivi compresi quelli Vaticani, della Nato e dell’Onu. Negli attuali Ordinamenti Statali il “Voto di Scambio” vanta comunque origini senz’altro omertose e mafiose; in Italia è doveroso ricordare come la Mafia sia ritornata al seguito dello sbarco in Sicilia delle Armate Amerikane, proliferando anche grazie alla connivenza di una buona parte della “Democrazia Cristiana”.
(*2) Mario Draghi / Al momento della sua chiamata dal Palazzo del Quirinale per essere “destinato” a Palazzo Chigi, sulla Consul Press sono state formulate alcune osservazioni che forse meritano essere rammentate al termine di un Premierato alquanto grigio, a prescindere da qualche iniziale discreto successo, ora che finalmente saranno nuovamente i Cittadini a dover e poter scegliere …. > Leggere Qui

_______________GIULIANO MARCHETTI – da consulpress.eu

Osservazioni critiche elaborate da LIDIA D’ANGELO

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