ALIMENTAZIONE E SINDROME DI OVAIO POLICISTICO

ALIMENTAZIONE E SINDROME DI OVAIO POLICISTICO

La sindrome dell’ovaio policistico può essere affrontata anche grazie a una corretta alimentazione? Cosa si intende per Sindrome dell’Ovaio Policistico? Sebbene non esista un’unica definizione, i criteri diagnostici, a cui le principali Società Scientifiche si rivolgono, prevedono la coesistenza di almeno due delle seguenti caratteristiche:

1) il rilievo di elevati livelli di androgeni nel sangue e/o di manifestazioni cliniche riconducibili ad uno stato di iperandrogenismo (ad esempio l’irsutismo, ovvero la presenza anomala ed eccessiva di peli a distribuzione maschile in un soggetto di sesso femminile).

2) la disfunzione ovulatoria con irregolarità dei cicli mestruali (la manifestazione più comune è l’oligoamenorrea, la ridotta frequenza o la completa assenza dei cicli mestruali in condizioni di anovulazione cronica).

3) dal referto ecografico vi è la presenza di oltre 10 cisti del diametro di 2-8 mm ciascuna, qui siamo in di fronte ad una policistosi ovarica.
E’ importante precisare che i sintomi possono essere molto variabili tra le diverse pazienti da: condizioni poco sintomatiche, con sole alterazioni del ciclo mestruale, sino a situazioni in cui si possono osservare contemporaneamente amenorrea, irsutismo ed obesità. La presenza di ovaio policistico è tra le più comuni cause di infertilità femminile e di aborti spontanei nel primo trimestre di gravidanza.

Qual è la correlazione Sindrome dell’Ovaio Policistico e alimentazione?

Da dove viene la resistenza insulinica?

La resistenza insulinica viene dalla sedentarietà; da una dieta disequilibrata e dallo stress. L’insieme di questi fattori causa sovrapproduzione di radicali liberi ed infiammazione, strettamente intrecciata alla resistenza insulinica, ma è anche all’origine di ansia e depressione, condizione ampiamente riscontrabile tra questo genere di donne.

L’eccesso del peso corporeo rappresenta uno dei principali sintomi della sindrome. È stato osservato che nelle pazienti colpite da questa patologia si riscontrano spesso elevati livelli di insulina nel sangue con una ridotta risposta dei tessuti a questo ormone (insulino resistenza), condizione che contribuisce a determinare l’insorgenza dell’obesità.
Come intervenire in campo alimentare?
Il trattamento più efficace contro l’insulino-resistenza è rappresentato da uno stile di vita sano, basato su una regolare attività fisica ed una alimentazione equilibrata che favorisca il controllo del peso.

E’ nodale, quindi, predisporre una dieta mirata e con i giusti aliment; sicuramente dovranno essere  eliminati gli  zuccheri semplici; la farina bianca; i latticini ad eccezione dello yogurt e i grassi saturi.

Dal punto di vista prettamente alimentare è importante seguire una dieta con indice glicemico controllato, (l’ indice glicemico indica la velocità con la quale la glicemia si innalza a seguito dell’assunzione di un alimento), e redigere un piano alimentare frazionato in più pasti, tale da dare una ritmicità ormonale migliore.

La colazione deve essere abbondante soprattutto di proteine, perché è stato dimostrato che esse, migliorano la sintomatologia.
In alcuni casi, può esser utile associare, su indicazione dello specialista, alcuni integratori che agiscano nel ridurre/rallentare l’assorbimento intestinale degli zuccheri favorendone la sensibilità all’insulina (ad esempio l’acido alfa lipoico).

In talune  condizioni potrebbe essere necessario anche ricorrere a terapie farmacologiche specifiche nel trattamento dell’insulino-resistenza, sempre  solo sotto controllo medico.

DOTTOR SALVATORE SOLIMENO

BIOLOGO NUTRIZIONISTA

A cura della Dott.ssa Rossella Rettura

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