Le vittime invisibili del lockdown

Le vittime invisibili del lockdown

È importante comprendere che non si tratta solo di un trade-off “economia contro vite umane”, ma anche “vite umane contro vite umane”.

Un recente articolo pubblicato su Bloomberg analizzava le opposte argomentazioni nell’ambito del dibattito sui lockdown causati dal Covid-19. L’articolo contrapponeva il modo di pensare epidemiologico a quello economico. Per dirla in breve, gli epidemiologi ragionano in termini di limitazione della diffusione del virus, mentre gli economisti pensano in termini di bilanciamento dei trade-off.

Certo, durante una pandemia gli esperti di epidemiologia sono estremamente necessari, ma se non ascoltassimo i ragionamenti degli economisti allora ci potremmo trovare con politiche economiche che causano più dolore e morti di quanto sia necessario. In riferimento alla crisi in corso, è inoltre importante comprendere che gli economisti non si occupano soltanto del trade-off tra vite umane ed economia, come sostenuto nell’articolo. Piuttosto, ci occupiamo anche di vite umane contro vite umane – sia durante il lockdown che in altri periodi. Ciò significa che il Covid-19 causa morti, ma lo stesso vale per il lockdown, anche se in quest’ultimo caso i morti sono più difficili da vedere.

Tali vittime sarebbero maggiormente visibili se osservassimo i lockdown con la lente della scienza economica.

Da ormai lungo tempo gli economisti hanno interpretato l’idea che “nessun uomo è un’isola” in senso radicale. La divisione globale del lavoro e il fatto che ciascuno di noi sia specializzato in lavori di nicchia hanno permesso ad una popolazione di 7,6 miliardi di persone di sopravvivere. Una grande e realistica dimostrazione di ciò ci viene da un TED Talk in cui un giovane descrive come egli abbia acquistato il più economico tostapane elettrico che sia riuscito a trovare (costato meno di quattro sterline) al fine di smontarlo e provare a ricostruirlo da principio. Una volta smontato, il ragazzo si è trovato davanti circa 400 componenti (fili, molle, viti, coperchi di plastica, ecc…) provenienti da fabbriche sparse per tutto il mondo.

Egli ha così imparato che assemblare un tostapane dal nulla è più difficile di quanto avesse immaginato. Ma ha continuato a provare, solo per scoprire che sarebbe dovuto andare all’interno di miniere per procurarsi ferro, rame e mica, trasformare il minerale ferroso in acciaio, fabbricare i suoi coperchi di plastica a partire dall’amido di patata (visto che non disponeva di olio), e così via. Dopo mesi di tentativi per costruire il tostapane elettrico, il prodotto finale non solo non era in grado di funzionare ma era anche disastroso dal punto di vista estetico.

Facciamo a questo punto un passo indietro per analizzare “ciò che non si vede”. I produttori di quelle circa 400 parti elettroniche che compongono il tostapane acquistato in negozio non possono avere idea di tutti i beni finali in cui i propri pezzi saranno utilizzati. Vendono quei prodotti a dei compratori, che poi li distribuiscono ed esportano, vendendoli ad aziende di forniture industriali in mercati diversi, che poi li rivendono ad altri produttori, che poi a loro volta spesso li riesportano, e via dicendo. Vale a dire che, nel passaggio tra produttore e consumatore, i beni hanno cambiato di mano molte volte, venendo a formare una “rete di interconnessioni di scala globale”, resa possibile dal meccanismo dei prezzi. Come ha detto F.A. Hayek:

“Lavoriamo tutti per persone che non conosciamo, e siamo supportati dal lavoro di persone che non conosciamo… Il profitto è il segnale che ci dice cosa dobbiamo fare al fine di servire persone che non conosciamo”.

È tempo ora di approfondire il tema precedente circa la perdita di vite umane reali – non solo in assenza di lockdown ma anche quelle da esso causate.

Non si tratta semplicemente del fatto che le persone necessitano di denaro come frutto del proprio lavoro al fine di poter acquistare il cibo necessario a sopravvivere (che è vero). E non si tratta neppure soltanto delle politiche altamente e distruttivamente inflazionistiche e che aumentano il debito pubblico adottate dai governi del globo come risposta al Covid, politiche che ci porteranno a soffrire molto dal punto di vista finanziario: tali sofferenze hanno un’incidenza negativa sull’aspettativa di vita delle persone (coloro che vivono in nazioni ricche hanno un’aspettativa di vita maggiore) e conducono ad un rialzo dei tassi di mortalità infantile (i Paesi poveri hanno tassi di mortalità infantile più alti). Ancora, non si tratta nemmeno soltanto dei decessi addizionali che saranno causati dalla depressione dovuta alla perdita del lavoro, da suicidi, abuso di droghe e simili cause (le cosiddette “morti da disperazione”).

Il punto è che tutti noi, con il nostro contributo in termini di lavoro, capitale e idee, non siamo in grado di sapere né in che misura i nostri contributi individuali si inseriscono all’interno dell’intricata e delicata “rete di interconnessioni” e neppure le conseguenze della rimozione forzata dei nostri contributi causata dai lockdown imposti dal governo.

Vi ricordate di quelle componenti elettroniche che costituiscono il tostapane? Le attrezzature mediche necessitano di molte di quelle stesse parti. Ma siccome i produttori di quei pezzi, dispersi in ogni parte del mondo, non sono in grado di sapere in quale modo i loro prodotti saranno impiegati in beni di consumo finali, quegli stessi produttori, durante il lockdown, saranno difficilmente nella posizione di fare pressione sui rispettivi governi al fine di ottenere l’approvazione per continuare la produzione di beni riconosciuti eventualmente come essenziali. Ne consegue, come si può osservare, una crescente scarsità di attrezzature mediche, conseguenza particolarmente controproducente durante la pandemia in corso.

Sia chiaro, il modo di pensare economico non ci conduce a bocciare i lockdown in modo dogmatico perché li troviamo sconvenienti. Pensare in modo economico ci consente di andare al di là del semplice pensare in termini di conseguenze immediate ma di considerare anche quelle di lungo termine. Tale approccio sposta la nostra attenzione oltre ciò che è immediatamente visibile e comunicato dai capi di Stato ogni sera in televisione (numero dei casi di Covid e decessi durante il lockdown); esso ci porta a considerare anche ciò che non si vede, incluse le morti causate dal lockdown. Non è possibile sostenere 7,6 miliardi di individui sulla terra se non ci è permesso produrre. Ci vuole un villaggio globale affinché ciò sia possibile – non il “disegno intelligente” di alcuni esseri mortali nelle stanze del potere.

Emile Phaneuf – leoniblog.it

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