Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia: le cose da sapere sulla malattia

Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia: le cose da sapere sulla malattia

Primo Piano Yahoo – Come se non bastassero i problemi legati al Covid-19 e alle sue infinite varianti, oltre alla “new entry” peste suina che sta preoccupando soprattutto gli abitanti di Roma e dintorni, ecco che si affaccia in Italia il vaiolo delle scimmie. E gli esperti lanciano un allarme.

Primo caso in Italia

Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia riguarda un giovane, appena rientrato da un viaggio all’estero, attualmente ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma, specializzato nella ricerca e nella cure delle malattie infettive. Il paziente ha trascorso alcuni giorni alle Canarie: le sue condizioni sono discrete.

È ovviamente in corso il tracciamento dei contatti e ci sono altri due casi sospettati al vaglio dei medici. L’istituto spiega che si tratta di un giovane adulto che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I”. “Il quadro clinico è risultato caratteristico e il Monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee.

“Al momento i tre casi osservati e nei casi in Europa e in Usa, non presentato segni clinici di gravità – proseguono gli esperti dello Spallanzani – La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva, il contatto con le lesioni e i liquidi biologici infetti”.

Vaiolo delle scimmie, come si contrae e sintomi

In Spagna e Portogallo sono stati già segnalati 23 casi di vaiolo delle scimmie. Si tratta di una malattia molto rara che si presenta generalmente con “febbre, mialgia, linfoadenopatia (ghiandole gonfie) e un’eruzione cutanea sulle mani e sul viso, simile alla varicella”. La salute dei pazienti sospetti evolve “favorevolmente”. anche se è necessario mantenerli “sotto osservazione” per la possibilità che qualcuno possa aver bisogno di un ricovero.

In genere “la sua trasmissione avviene per via respiratoria”, ma, per le caratteristiche dei 23 casi in fase di analisi, il sospetto è che il possibile contagio potrebbe essere avvenuto attraverso il “contatto con le mucose durante rapporti sessuali”. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene con un periodo di incubazione di circa 12 giorni (da 7 a 21 giorni).

Cosa dicono Bassetti, Gismondo e Pregliasco

“Avevo detto che avremmo avuto dei casi in Italia di vaiolo delle scimmie, Spagna e Portogallo sono dietro l’angolo. Ora è un problema europeo e globale, dobbiamo fare molto bene il tracciamento e far sì che si fermi un focolaio che è partito”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Una cosa positiva è che chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe essere coperto, ma questa vaccinazione dal 1974 in poi non è stata fatta. Una parte importante della popolazione non ha il vaccino del vaiolo e potrebbe essere scoperta”.

“Non c’è una cura specifica per il vaiolo, in genere queste forme si autolimitano, hanno una durata e poi si risolvono. I rischi – spiega Bassetti – sono quelli di un’infezione intra-umana, ovvero che ci possa essere trasmissione a più persone se esce da questi cluster che abbiamo avuto soprattutto tra persone omosessuali, e può diventare un problema”.

“Assolutamente no panico, ma massima attenzione”: la microbologa Maria Rita Gismondo invita a mantenere la calma, agendo però rapidamente. “Per ora si tratta di casi isolati – commenta all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – Quindi sono casi che si possono assolutamente circoscrivere, visto che vengono correttamente segnalati. Possono e devono essere circoscritti ora”, esorta l’esperta.

“Ovviamente è qualcosa che ci preoccupa – spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi – Al momento però è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori. Facciamo attenzione ai casi sospetti e attiviamo una rete nazionale di segnalazione come per le epatiti pediatriche acute”.

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