La nave dei detenuti ‘dimenticata’ nel porto di Cagliari

La nave dei detenuti ‘dimenticata’ nel porto di Cagliari

AGI – C’è un pezzo di storia che galleggia al porto di Cagliari. Ferma da anni al molo di Su Siccu, la motonave ‘Gennaro Cantiello’ potrebbe raccontare l’Italia degli ‘anni di piombo’, la ferocia della criminalità organizzata e della sfida allo Stato. Invece, avvolta da una patina di abbandono e ruggine, rischia la demolizione.  È una storia da romanzo quella della ‘Cantiello’: nata come nave di collegamento per l’isola carcere dell’Asinara, trasformata in pizzeria sul mare dopo la dismissione, oggi arenata in una secca di carte bollate.

Potrebbe diventare un ristorante-museo

Salvatore Pergola, il cagliaritano che l’acquistò nel 2004, non ci sta e continua la sua battaglia per salvare l’imbarcazione e riportarla all’antico splendore. Il suo sogno è di riottenere le concessioni per farne un ristorante-museo.  “Nelle celle si leggono ancora i nomi dei detenuti incisi sulle panche di legno. Non permetterò mai che venga demolita”, ha raccontato all’AGI Pergola, che per primo ebbe l’intuizione di un locale galleggiante, quando questa porzione del lungomare cagliaritano non era ancora stata valorizzata.

L’area di Su Siccu, da anni al centro di un programma di riqualificazione, è uno dei luoghi più suggestivi di Cagliari. Da qui si possono vedere i delfini che sfiatano e danno la caccia ai muggini, così come i fenicotteri rosa che volano in formazione tra la laguna di santa Gilla e quella di Molentargius. I tanti runner e ciclisti che passano di lì conoscono bene il profilo della ‘Cantiello’, con le sue cime ingrigite e lo scafo attaccato dalla ruggine. Ma in pochi ne ricordano la storia.

Varata nel 1977 a Mazara del Vallo

La motonave è stata varata nel 1977 a Mazara del Vallo e subito consegnata alla polizia penitenziaria per i collegamenti tra Porto Torres e il supercarcere dell’Asinara. Merci, detenuti, agenti e parenti dei carcerati viaggiavano sulla ‘Cantiello’ che, in ogni condizione di vento e di mare, raggiungeva il porticciolo di Cala d’Oliva all’Asinara, isola paradiso, oggi parco a massima protezione ambientale, allora Caienna. La storia del terrorismo rosso è passata dalla motonave alla struttura di Fornelli, dove vennero rinchiusi numerosi brigatisti – come Renato Curcio e Alberto Franceschini – che qui, nel 1979, organizzarono la famosa rivolta delle caffettiere (dalle moka riempite di esplosivo).

L’imbarcazione, con i suoi 50 metri di lunghezza, ha solcato anche la storia della Nuova camorra organizzata quando ha trasportato Raffaele Cutolo, ‘O Professore che lo stesso Sandro Pertini volle trasferire in Sardegna per allontanarlo dal carcere di Asti, da dove – nonostante la detenzione – riusciva a governare il suo impero criminale.  All’Asinara, nel 1985, si blindarono anche i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che alloggiarono nella foresteria per preparare il maxiprocesso contro la Mafia.

Intitolata ad agente polizia penitenziaria medaglia d’oro

Queste e molte altre storie potrebbe raccontare la ‘Cantiello’ che venne dismessa nel marzo 1998, dopo aver visto passare Totò Riina per il quale, però, venne organizzato un trasporto speciale senza usare la motonave. Ha un passato importante la ‘Cantiello’. Tanto che la bussola e la ruota del timone vengono esposti nelle fiere più importanti della polizia penitenziaria che mette in mostra cimeli e modellini dell’imbarcazione. Intrisa di storia anche nel nome: Gennaro Cantiello è l’agente di polizia penitenziaria, medaglia d’oro al valore, morto durante la rivolta del carcere di Alessandria del 1974. Per questo dal suo paese natale – Formicola, in provincia di Caserta – hanno chiesto più volte che la nave cambiasse nome, ritenendolo non adeguato ad una pizzeria.

Dal 2004 al 2016 la motonave è stata un locale galleggiante. Trasportata a Cagliari dal nuovo proprietario che l’acquistò all’asta, ha avuto anche un certo successo. “Avevo molti clienti. Era un locale bellissimo e uno dei cuochi era un ex detenuto dell’Asinara. Era stato trasportato sulla nave e sognava di lavorarci”, ha raccontato Pergola.

Poi ci fu il declino, lento e inesorabile, e nel 2016 una falla nello scafo ha fatto precipitare la situazione. La nave stava per affondare e solo l’intervento dei vigili del fuoco ha scongiurato il peggio. Da allora è rimasta ferma, tra divieti di salire a bordo e permessi scaduti.

“La nave è in perfetto stato, l’ho fatta subito riparare e non si rischia l’inquinamento perché i serbatoi sono vuoti da quando l’ho comprata”, protesta il proprietario, che continua la sua battaglia per le concessioni. La nave, nel frattempo. nelle placide acque del porto attende di conoscere il suo destino, il nuovo capitolo della sua lunga storia.

Redazione

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