Venezia va sott’acqua, ma il Mose dov’è?

Venezia va sott’acqua, ma il Mose dov’è?

L’acqua alta record a Venezia e le devastazioni che ha portato con sé riporta in primo piano il tema “Mose”, il sistema di paratie iniziato nel 2003 ma mai portato a termine. La città lagunare sta vivendo una delle più gravi situazioni di emergenza degli ultimi decenni e il colossale sistema di barriere mobili che dovrebbe proteggerla, dopo ben 16 anni, attende ancora di essere ultimato.

Pensato già negli anni 80, il Mose avrebbe dovuto essere concluso tre anni fa. Il 4 novembre – 53 anni dopo l’alluvione del 1966 che causò un’acqua alta di ben 194 centimetri – si sarebbe dovuta svolgere una “prova generale” per testare il funzionamento della grande opera. Si sarebbero dovute alzare le 19 paratoie della bocca di porto di Malamocco, invece il test non è stato fatto.

Durante i sollevamenti parziali delle dighe mobili, si erano infatti verificate alcune vibrazioni in alcuni tratti di tubazioni delle linee di scarico: un comportamento che aveva indotto i tecnici del Consorzio Venezia Nuova allo stop e al rinvio della prova ad altra data.

Una storia, quella del Mose, fatta di lungaggini, inefficienze e corruzione tutta italiana che ha paralizzato un progetto da 7 miliardi pensato per mettere al sicuro la città probabilmente più bella del mondo.

A bloccare i lavori, come ricorda Giuseppe Pietrobelli su “Il Fatto Quotidiano”, anche uno scandalo “che ha portato in carcere l’ideatore dell’opera, l’ingegnere Giovanni Mazzacurati, nel frattempo deceduto”. Intanto la struttura del Mose si sta logorando. “Le paratie stanno dando problemi da qualche anno, – si osserva inoltre sul ‘Fatto’ – nonostante il Mose non sia ancora entrato in funzione. Ad esempio sono risultate inceppate dalla sabbia che si deposita sui fondali. Per non parlare delle cerniere in acciaio, l’elemento più delicato del sistema: stanno arrugginendo”.

In occasione di ogni marea che mette a dura prova la città lagunare, non soltanto i Veneziani ma tutto il mondo si chiede quando finalmente il Mose potrà entrare in funzione. Partendo da queste premesse, affermarlo con certezza è impossibile. Restano le dichiarazioni dei politici, che si svegliano ogni volta che scatta un’emergenza ma che ormai risultano inevitabilmente poco credibili. “Il Mose va terminato presto”, ha dichiarato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, chiedendo lo stato di crisi per la città. Anche Matteo Salvini è intervenuto chiedendo un un miliardo per l’emergenza. “Un patrimonio dell’umanità che il governo non può ignorare”, ha detto il segretario della Lega annunciando la proposta di stanziare 100 milioni per la manutenzione del Mose. “A giorni arriverà la nomina del commissario Mose che va finito il prima possibile”, ha scritto su twitter il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.

Intanto fra buoni propositi dichiarati, frasi istituzionali e appuntamenti mancati, Venezia affoga. (primo piano)

Redazione

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