Economia: 5 fatti globali sulla fame che devi sapere e come combattere la diseguaglianza economica.

Economia: 5 fatti globali sulla fame che devi sapere e come combattere la diseguaglianza economica.

In tutto il mondo, 815 milioni di persone vanno regolarmente a letto affamate, secondo un rapporto delle agenzie alimentari delle Nazioni Unite. Lo stato di insicurezza alimentare e nutrizione nel mondo 2017 – pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Programma alimentare mondiale (PAM) e il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo – riferisce che, nonostante i miglioramenti globali nella sicurezza alimentare, alcune aree del mondo sono in ritardo nel fornire un’alimentazione adeguata per uno sviluppo sano.

Ecco cosa dovresti sapere sulla fame e sulla nutrizione globali:

  1. 1 persona su 10 in tutto il mondo ha fame cronica.

Globalmente, circa l’11% della popolazione mondiale – 815 milioni di persone – non ha potuto ottenere cibo sufficiente per una vita sana nel 2016. La fame sembra essere in aumento di nuovo, dopo molti anni di declino. Ma nel 2016 c’erano ancora meno persone che soffrivano la fame rispetto ai 900 milioni di persone affamate cronicamente nel 2000.

  1. C’è ancora la possibilità di raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile per la fame.

L’SDG della fame richiede la fine della fame nel mondo entro il 2030. Il punto di partenza è stato misurato al 15% della popolazione dal 2000 al 2002. Per raggiungere l’obiettivo, le nazioni donatrici e i paesi in via di sviluppo devono fornire più aiuti alimentari alle persone affamate e investire di più costruire capacità per la produttività agricola, specialmente in Asia e in Africa.

  1. Alcune regioni hanno una percentuale maggiore di persone malnutrite rispetto ad altre.

L’Africa subsahariana è ancora la regione con la più alta prevalenza di denutrizione: quasi 1 su 4 persone sono ritenute affamate. I maggiori progressi sono stati compiuti in Asia, America Latina e Caraibi. I progressi sono stati più lenti nell’Asia occidentale e meridionale.

  1. Gli sforzi per la riduzione della povertà sono stati proficui per ottenere un migliore accesso al cibo nei paesi in via di sviluppo. I tassi estremi di povertà sono scesi dal 35% nel 1990 al 10,7% nel 2013. Tuttavia, avere i mezzi economici per accedere al cibo è anche influenzato dai prezzi dei generi alimentari e dal potere d’acquisto delle persone, che negli ultimi anni sono variati ampiamente. I programmi di World Vision che aiutano le famiglie con l’agricoltura e la microfinanza per lo sviluppo del business hanno l’ulteriore vantaggio di migliorare la sicurezza alimentare.
  2. La crescita economica nazionale non significa necessariamente un migliore nutrimento per tutti. In India, ad esempio, dove l’economia ha registrato una crescita elevata nell’ultimo decennio, i dati più recenti mostrano che quasi il 40% dei bambini sotto i 5 anni sono sottopeso, il che significa in genere che sono denutriti. In molti altri paesi, il divario di reddito tra ricchi e non abbienti si è ampliato. I programmi di sviluppo che sollevano i poveri per essere più sani, più istruiti e in grado di fornire un reddito stabile sono vitali per la sicurezza alimentare delle famiglie. Così sono i corsi basati sulla comunità in cui le madri imparano a dare ai bambini il cibo adatto per crescere sani e forti.

La disuguaglianza economica (nota anche come divario tra ricchi e poveri, disuguaglianza dei redditi, disparità di ricchezza, o differenze in ricchezza e reddito) è un problema sociale ed economico, soprattutto quando raggiunge particolari intensità: secondo questa visione, politiche di contrasto alla disuguaglianza si ripercuotono positivamente sull’intero sistema economico e sociale e non solo su coloro i quali sono gli immediati beneficiari di quelle politiche.

Questa è la mia opinione, da un punto di vista economico, può essere ricondotta a un pensiero di matrice keynesiana; e dal versante politico, è ricollegabile a una politica di tipo socialdemocratico.

Non credo che la disuguaglianza sia necessaria o tollerabile in una società, penso diversamente da chi  elogia la disuguaglianza come necessaria e utile poiché fornisce uno stimolo proficuo alla crescita economica, in quanto innesca una benefica competizione, individuale e collettiva, tra soggetti diseguali.

La causa principale della disuguaglianza all’interno di una economia di mercato è la determinazione dei compensi secondo i meccanismi del mercato del lavoro, oltre naturalmente alla totale mancanza di posti di lavoro e dalla volontà di crearli da parte di chi non vuole sviluppo perché lo sviluppo porterebbe alla crescita economica ed intellettuale delle masse e potrebbe impedirne lo sfruttamento territoriale e delle masse stesse.

Dobbiamo tutti essere più attenti e lavorare per la riduzione della povertà, della fame nel mondo.

Bisogna unirsi e cooperare per migliorare la condizione di vita di tutti gli esseri viventi. E’ questo uno dei compiti principali dei governi, e delle aggregazioni o associazioni sindacali di lavoratori tutti, a tutti i livelli e quindi anche delle associazioni datoriali, che spesso hanno all’interno le grandi aziende che sfruttano la povertà. Un capitalismo solidale e cioè fare impresa e fare profitti in perfetta armonia con l’ecosistema ( inteso nella sua accezione più ampia) e cioè, con sistemi di redistribuzione degli utili a carattere meritocratico, dove ogni singolo guadagna in proporzione ai suoi meriti e contribuisce al successo degli altri.

“Potrai avere qualunque cosa tu desideri nella vita se solo aiuterai un numero sufficiente di altre persone ad ottenere ciò che vogliono.”  Zig Ziglar

 

Gino Sciotto – Presidente FAPI

 

 

 

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