AL MAO DI TORINO “SULLE SPONDE DEL TIGRI”

AL MAO DI TORINO “SULLE SPONDE DEL TIGRI”

TORINO\ aise\ – Sarà inaugurata venerdì, 20 settembre, alle ore 18, presso il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino la mostra “Sulle sponde del Tigri. Suggestioni dalle collezioni archeologiche del MAO: Seleucia e Coche“, in programma sino al 12 gennaio 2020.
Nei lunghi secoli intercorsi tra l’impresa di Alessandro Magno e l’avvento dell’Islam, gli orizzonti del mondo conosciuto si dilatarono come mai prima d’allora. In quel mondo nacquero le città così come le concepiamo oggi, luoghi d’interrelazioni all’interno di una rete connettiva capillare che univa il Mediterraneo alla Cina.
In uno dei punti più nevralgici di questa rete globale – la Mesopotamia centrale – furono fondate capitali d’importanza e dimensioni ineguagliate, in un processo che culminò con la fondazione di Baghdad.
La prima capitale fondata in quel luogo fu, alla fine del IV secolo a.C., Seleucia al Tigri, metropoli estesa quanto Torino nel Settecento, alla quale seguì, sull’altra sponda del fiume, la mitica Ctesifonte, poi integrata nel III secolo d.C. con la città rotonda di Coche (o Veh Ardashir). Questi due poli d’attrazione sulle sponde opposte del Tigri rivaleggiarono e prosperarono per secoli, alternandosi nel reggere le sorti di imperi che furono la controparte di Roma.
A partire dal 1964, gli scavi svolti dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia nei siti di Seleucia e Coche portarono alla luce strutture abitative e manufatti di varia natura, quali sigillature in argilla di documenti, monete, vetri e manufatti fittili.
La mostra “Sulle sponde del Tigri”, a cura di Vito Messina, Alessandra Cellerino ed Enrico Foietta con la collaborazione di Claudia Ramasso, presenta una selezione di ceramiche, terrecotte, vetri e oggetti d’uso comune rinvenuti nelle due città, mettendo in dialogo la produzione di età ellenistico-partica, proveniente dal sito di Seleucia, con quella sasanide di Coche.
Non esistono in Europa collezioni di reperti archeologici provenienti da Seleucia e Coche, ad eccezione di quella conservata oggi al MAO: nel mondo solo il Kelsey Museum di Ann Arbor nel Michigan e l’Iraq Museum di Baghdad vantano collezioni analoghe. Questa mostra, immaginata nell’ambito del progetto “Collezioni (in)visibili” del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, finanziato dalla Fondazione CRT, è una delle rare occasioni offerte al grande pubblico di confrontarsi con la storia di quelle grandi e poco conosciute città, e dei Torinesi che le hanno riscoperte.
Durante il periodo di apertura dell’esposizione sono previste conferenze e attività dedicate a scuole e famiglie mirate ad avvicinare bambini e ragazzi al lavoro dell’archeologo e alla lavorazione dell’argilla. (aise)

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