Pressing della maggioranza su Conte. È scontro su scuola e cantieri

Pressing della maggioranza su Conte. È scontro su scuola e cantieri

Pressing dei partiti della maggioranza sul presidente del Consiglio Conte su tutti i dossier sul tavolo. A partire da quello sulla scuola. Per ora nessun accordo sul tema dei concorsi. Il vertice di maggioranza di venerdì sera. durato quasi tre ore – si è tenuto in video conferenza – non ha fatto registrare, viene riferito da fonti presenti all’incontro, alcun passo avanti.

Da una parte Pd e Leu che hanno alzato il muro e dicono no anche alla clausola di emergenza pensata dal ministro Azzolina (se si rialzano i contagi niente selezione in presenza) e puntano sul reclutamento dei professori in base ad una semplice graduatoria per titoli, dall’altra il responsabile dell’Istruzione e il Movimento 5 stelle.

Le stesse fonti riferiscono che la trattativa è bloccata e che il premier avrebbe perorato la causa del ministro pentastellato, spiegando ai capigruppo della maggioranza che occorre una mediazione che non può non tener conto del piano portato avanti dalla Azzolina. Il tempo stringe però, perché lunedì si dovrebbe cominciare a votare in commissione al Senato gli emendamenti al decreto sulla scuola e il governo – sottolineano fonti parlamentari dem e Leu – potrebbe andare sotto. “Senza un’intesa il voto di fiducia è altamente a rischio”, spiegano più fonti.

Il braccio di ferro continua, anche sul piano della ripartenza a settembre, con Italia viva che avrebbe già voluto riaprire. “Anzi sembra che non Conte e M5s non vogliano neanche la clausola di salvaguardia…”, osserva una fonte parlamentare dem.

Il premier intanto è al lavoro sul dl semplificazione. E non sarà – ha chiarito piu’ volte – solo un via libera ai grandi cantieri. Il presidente del Consiglio ha avocato a sé il dossier. Ci sarà un intervento sul codice degli appalti per rendere più veloci le procedure, rafforzando allo stesso tempo i presidi di legalità, ma anche norme legate ai comuni, per ‘sburocratizzare’ le regole di piccole opere.

Tuttavia nella maggioranza sul cosiddetto ‘modello Genova’ si continuano a registrare distanze. Italia viva vorrebbe replicarlo, ma il Pd con il ministro De Micheli alza il muro. Si deve partire – questa la linea – dal piano messo a punto da tempo per realizzare infrastrutture per i prossimi 15 anni, attraverso procedure negoziate sotto la soglia europea dei cinque milioni di euro. I renziani insistono: “Genova, Expo, chiamatelo come vi pare – osserva il ministro Bellanova – il problema non è il nome. Il problema è dare all’Italia un modello agile e veloce per costruire le infrastrutture che servono al Paese”.

Sembra risolto, invece, il nodo sulle risorse negate in un primo momento alle zone rosse. Il presidente del Consiglio Conte ha comunque rassicurato che la norma verrà corretta con un emendamento al dl rilancio. I fondi andranno a tutti i comuni più colpiti e la cifra sarà superiore ai 200 milioni previsti, mentre le regioni da tempo sono in pressing per avere maggiori risorse nel provvedimento che approderà alla Camera.

I fari sono sempre puntati sui dati del contagio. La conferenza Stato regioni ha approvato oggi le linee guida sulle riaperture ma resta il paletto sugli spostamenti. I casi sono in calo ma “e’ evidente che non si apre una regione ad alto rischio”, ha spiegato il ministro per gli Affari regionali, Boccia. Sotto esame sempre la regione Lombardia, anche se registra mille guariti in un giorno.

Ma nel governo intanto è scoppiato il dossier Atlantia che era rimasto in freezer. La società dei Benetton ha deciso di confermare il piano di investimenti straordinari in autostrada e di passa alle vie legali. Il governo non accetta diktat ma tra i rosso-gialli il tema resta divisivo. Mentre Iv e’ intenzionata a portare a casa il ‘piano shock’ sulle infrastrutture i pentastellati su Autostrade tengono il punto. E il presidente del Consiglio aspetta anche il rush finale della proposta della Commissione Ue sul Recovery Fund.

Conte ha già detto che il Mes non è né un obiettivo né una soluzione “in quanto si tratta di un prestito” ma non è solo Berlusconi a dire che quei soldi “praticamente gratis” andrebbero accettati. Il Pd e Italia viva restano in attesa. E perfino nel Movimento 5 stelle non si esclude che alla fine il governo, se riuscisse a vincere la battaglia dei ‘Recovery fund’, possa decidere di utilizzare pure il fondo Salva-Stati in un pacchetto complessivo. ​ (agi)

Redazione

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