Berlusconi, ‘la verità del Cav’: “Toghe militanti accanite contro di me”

Berlusconi, ‘la verità del Cav’: “Toghe militanti accanite contro di me”

“Non si sono visti né carri armati, né militari, né cortei di gente in rivolta nelle strade, ma come chiamare il capovolgimento della volontà espressa liberamente dai cittadini alle elezioni senza passare di nuovo dalle urne? Non c’è che una risposta: si è verificato un colpo di Stato. Questo è quanto è successo per quattro volte negli ultimi venti anni in Italia…”. Il 2013 è un annus horribilis per Silvio Berlusconi: condannato dalla Cassazione per frode fiscale viene dichiarato ‘decaduto’ dal Senato per effetto della legge Severino.

Un anno dopo il Cav inizia a scrivere un libro, mai andato alle stampe, dal titolo provvisorio ‘La verità’, dove parla dei ”quattro colpi di Stato” vissuti e si sfoga contro certa “magistratura militante”, soprattutto di sinistra, in particolare esponenti di Md, che fa un ”uso politico della giustizia” e prova a ”rovesciare la volontà popolare imprimendo un salto di qualità alla gogna mediatica” nei confronti del premier e leader dell’allora maggioranza di governo, mettendo a rischio la democrazia.

Berlusconi, Di Pietro: “La condanna è una pietra tombale”

Il capitolo sulla giustizia contenuto nella bozza del pamphlet, rimasta riservata e ora in possesso dell’Adnkronos, sembra quantomai attuale dopo le polemiche sollevate dalla pubblicazione di una registrazione audio del magistrato Amedeo Franco, relatore in Cassazione nel processo sui diritti Mediaset. L’ex premier si definisce lui ”vittima di una frode”, convinto di essere ”stato condannato” e poi “estromesso dal Parlamento sulla base di una sentenza ‘politica’ costruita scientificamente ed assolutamente infondata”.

“In questi venti anni la magistratura militante -avverte- si è accanita contro di me, come è evidente a tutti coloro che non siano animati da pregiudizio. Me ne hanno fatte di tutti i colori. Sono stato colpito nei miei affetti, nella mia reputazione, sul versante aziendale, economico, personale. Sono stato intercettato e spiato a casa mia. Sono stato oggetto, sino a oggi, di 57 processi…”.

“Nel processo sui diritti Mediaset -denuncia il leader forzista nella bozza del libro risalente a fine gennaio del 2014 e fatta visionare ad alcuni parlamentari azzurri – i collegi giudicanti sono stati addirittura presieduti da magistrati che si erano messi in luce partecipando a manifestazioni pubbliche contro di me e contro i miei governi. In primo e in secondo grado sono stati rifiutati 171 testimoni a mio favore, vanificando del tutto il mio diritto alla difesa”.

Nel primo capitolo (‘Storia dei quattro colpi di Stato’) Berlusconi ricostruisce tutta la vicenda giudiziaria Mediaset e dà la sua versione dei fatti: ”Dopo la condanna di primo grado, si è proceduto con una velocità tale che tra la sentenza di primo grado e il pronunciamento della Cassazione sono passati meno di otto mesi, un record assoluto. Ovviamente sono stati usati anche i vecchi metodi ben collaudati negli anni precedenti”.

Berlusconi scrive di come la “Cassazione fissò l’udienza il 30 luglio, affidandomi a un collegio feriale scelto ad hoc. Fui sottratto così al mio giudice naturale, cioè alla Terza Sezione penale della Cassazione, competente per i reati tributari, la Sezione che già il 6 marzo 2013, aveva confermato il mio proscioglimento per gli stessi fatti, ma riferiti ad anni diversi, così come aveva deciso anche la Sezione Seconda della stessa Cassazione un anno prima, nel 2012”.

E ancora: “La Sezione cosiddetta feriale della Cassazione, composta con giudici ad hoc, emise la sua sentenza di condanna il 1° agosto confermando le condanne in primo e secondo grado, decise in base ad accuse risibili e inconsistenti”, si legge nel testo che l’Adnkronos ha visionato.

“Dopo la sentenza -sottolinea il leader azzurro- alle incontestabili prove a mio discarico che erano state presentate dai miei legali nel processo, si sono aggiunte due ulteriori e insuperabili prove di innocenza: i documenti pervenuti alla Procura di Milano da Hong Kong e dall’Irlanda e la deposizione resa al fisco americano dall’ad del Gruppo Agrama (fornitore di diritti a Mediaset, Rai, ecc.) che, entrambe, escludono una mia partecipazione ‘occulta’ alle società off-shore dello stesso Gruppo Agrama”.

“In conclusione, io -assicura- sono stato condannato e poi estromesso dal Parlamento sulla base di una sentenza ‘politica’ costruita scientificamente ed assolutamente infondata. Come ho sempre sostenuto, sono stato io la vittima di una frode”. “Del resto -si chiede il Cav- come avrei potuto, se davvero fossi stato socio occulto di Agrama, continuare a tollerare che in una azienda del mio Gruppo lui corrompesse il capo dell’ufficio acquisti e il nostro collaboratore che ci segnalava dall’America i programmi da acquistare?”.

Berlusconi fa una sorta di excursus storico e descrive nel dettaglio i ”quattro colpi di Stato”: il primo nel ’92-’93, “con l’operazione Mani pulite”, il secondo nel ’94 con l’avviso di garanzia, ”recapitato in prima pagina” dal Corsera mentre sta presiedendo a Napoli il vertice Onu contro la criminalità organizzata, il terzo nel 2011 con ”l’imbroglio degli spread”, l’ultimo, quello del 2013 culminato nella estromissione dal Parlamento.

“Per questo -si legge in un passaggio della bozza del libro- quando dico che la malattia che sta devastando la democrazia italiana si chiama ‘uso politico della giustizia’, non faccio che rendere un servizio alla verità. La mia forza politica e io siamo estremisti per questo? Forse sì! Perché amiamo all’estremo la libertà e non ci rassegniamo all’idea di vivere in un Paese in cui avvengono simili colpi di Stato”.

Berlusconi non se ne fa una ragione e si chiede: ”È ancora democratico un Paese dominato da un nucleo di magistrati collocato nel cuore dello Stato, dotato di un enorme potere, non sottoposto ad alcun controllo, del tutto autoreferenziale e non legittimato da una elezione democratica?”.

“L’unica colpa -assicura- che mi si può attribuire, oggi come nel 1994, è quella di aver saputo vincere le elezioni e di aver resistito negli anni di opposizione”. Da qui la scelta di restare nell’agone politico, allora come oggi: ”Se non fossi sceso in campo io (certo, con il mio conflitto di interesse, evidente e perciò controllabile proprio perché sotto gli occhi di tutti), la democrazia italiana sarebbe stata dominata da un fortissimo sistema di potere politico, giudiziario, finanziario e mediatico”.

Gli altri due capitoli del libro mai pubblicato del Cav si intitolano, rispettivamente, ‘Un generoso tentativo riformatore’ e ‘E andiamo avanti!’.

(di Vittorio Amato) – adnkronos

Post a Comment