Borse europee in ripresa, frena solo Milano. Crolla il petrolio, oro ai massimi

Borse europee in ripresa, frena solo Milano. Crolla il petrolio, oro ai massimi

La Banca centrale cinese svaluta ancora lo yuan. Tokyo chiude a -0,33%, meglio Shanghai e Shenzhen

di FLAVIO BINI

MILANO – Le Borse europee recuperano terreno, al termine di una seduta nervosa e volatile. Con un’unica eccezione: Milano è l’unica piazza finanziaria continentale ad aver chiuso in ribasso, con l’indice Ftse Mib che ha perso lo 0,45% rispetto alla chiusura di martedì. In positivo tutte le altre: Parigi (+0,61%) e Francoforte (+0,71%) hanno fatto meglio, recuperando dai minimi toccati in concomitanza con l’avvio di Wall Street. La borsa Usa viaggia in terreno negativo – anche se sopra i minimi grazie a utility e materie prime – spinta al ribasso dall’andamento dei titoli di stato usa, che hanno visto i rendimenti scendere, con quello dei treasury a 10 anni arrivato ai minimi da tre anni, sotto 1,63%.

Per quanto riguarda Piazza Affari, la giornata è stata dominata dai temi bancari. Due istituti in particolare sono stati protagonisti degli scambi dopo la pubblicazione delle rispettive trimestrali: Unicredit è stata la peggiore tra le blue chip, con un ribasso del 4,94%, dopo conti sotto le attese e il taglio della previsione sui ricavi 2019, mentre Banco Bpm si è mosso in senso opposto (+4,72%), grazie a risultati del secondo trimestre migliori delle stime e l’apertura a una possibile distribuzione di un dividendo la prossima primavera.

Negativo l’andamento dei petroliferi, con il prezzo del greggio che sul mercato americano ha perso fino a 5 punti percentuali colpito dai timori di rallentamento economico per la guerra dei dazi: Saipem (-3,44%), Eni (-1,42%) e Tenaris (-0,83%). Tra gli altri bancari, le vendite hanno colpito anche Intesa Sanpaolo (-1,78% a 1,91 euro), Mediobanca (-1,12% a 8,66 euro) e Ubi Banca (-0,75% a 2,245 euro).  Premiati dagli acquisti anche i titoli Amplifon (+2,77%), Recordati (+1,98%) e Ferrari (+1,63%).

Intanto, in questo contesto il prezzo dell’oro è salito sopra la soglia di 1.500 dollari l’oncia, cosa che non accadeva da 6 anni. Sul fronte dei cambi, infine, la moneta unica si è rafforzata a 1,1230 dollari (1,1201 in avvio e 1,1199 ieri sera), e passa di mano a 118,674 yen (119,15 alla vigilia), con il biglietto verde che vale 105,663 yen (106,41 ieri sera). Il rapporto tra dollaro e yuan resta sopra la soglia di 7 a 7,060 (7,039 in avvio e 7,022 ieri sera).

A livello marcoeconomico, a tenere banco sono ancora le mosse della People’s Bank of China (BPC), che ha svalutato lo yuan, fissando la parità della moneta cinese a 6,9996 per dollaro, leggermente al di sotto della soglia fissata ieri, dopo che la valuta era risalita sopra quota 7.  Intanto si registra il nuovo attacco di Donald Trump alla Banca Centrale Usa: “Tre altre banche centrali hanno tagliato i tassi di interesse. Il nostro problema non è la Cina. Il nostro problema è la Fed che è troppo orgogliosa di ammettere di aver agito troppo velocemente”: la Fed “deve tagliare i tassi molto e velocemente”, ha scritto su Twitter.

Tra i dati macro spicca il nuovo calo dell’industria tedesca. A giugno l’indice destagionalizzato sulla produzione industriale della maggiore economia dell’Eurozona ha segnato una flessione dell’1,5% rispetto al mese precedente e del 5,2% su base annua a fronte di un ribasso mensile dello 0,5% e annuo del 3,1% atteso dagli analisti.

https://www.repubblica.it/economia/2019/08/07/news/borsa_7_agosto_2019-233016640/

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